Articolo
- Gianluca Pazzaglia
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Nel 1992, presso l’ospedale San Gerardo di Monza, Paolo Lissoni ha condotto uno studio randomizzato su 63 pazienti affetti da tumore polmonare non a piccole cellule, metastatizzato e resistente alla chemioterapia di prima linea. A un gruppo è stata somministrata melatonina, all’altro solo cure di supporto. La percentuale di stabilizzazioni e di sopravvivenza dopo un anno è stata significativamente più alta nel primo gruppo. Nel 1994, Lissoni ha dimostrato attraverso uno studio randomizzato su tumori solidi avanzati che la somministrazione dell’interleuchina immunostimolante IL-2 induce una sopravvivenza a un anno del 15,4 per cento, contro il 46,3 per cento se associata a melatonina. Nello stesso anno, un altro studio randomizzato di Lissoni ha messo in evidenza un allungamento della sopravvivenza in tumori solidi con metastasi cerebrali inoperabili usando melatonina, invece delle sole cure di supporto.Nel 1996, ha effettuato un altro studio randomizzato su 30 pazienti affetti da glioblastoma (un tumore cerebrale), ai quali è stata somministrata radioterapia o radioterapia più melatonina. Nel secondo gruppo, a un anno sono sopravvissute 6 persone su 14, contro 1 su 16 del gruppo trattato con sola radioterapia; anche la tossicità indotta dal trattamento era minore. Ancora Lissoni ha dimostrato, sempre in occasione di uno studio randomizzato in pazienti affetti da tumore del colon metastatizzato e progredito dopo chemioterapia, che somministrando IL-2, a un anno si ha una sopravvivenza del 12 per cento, mentre aggiungendo anche melatonina si sale al 36 per cento. La melatonina è un potente antiossidante, ma Lissoni sostiene che la sua carenza induce un disordine neuroimmunoendocrino che crea le condizioni per lo sviluppo del tumore stesso: scarsità di linfociti Th1, che promuovono l’immunità antitumorale, ed eccesso di citochine infiammatorie.La melatonina è prodotta dalla ghiandola epifisi, localizzata al centro del cervello, il cui malfunzionamento è imputabile secondo Lissoni a campi elettromagnetici, stress cronico e depressione. Alcuni studi hanno dimostrato che le donne che lavorano di notte da anni (e che perciò ci si attende abbiano bassi livelli di melatonina) presentano un livello di rischio per tumore al seno e al colon leggermente più alto, anche se questo non significa necessariamente che la somministrazione di melatonina aiuti a ridurlo.Ovviamente, il limite di tutti questi studi è che sono stati condotti su piccoli gruppi di persone, e quasi tutti provengono dallo stesso autore: per avere una conferma dei dati emergenti è necessario approfondire la ricerca.La melatonina, agendo sul sistema immunitario, potrebbe favorire la progressione di alcuni tumori (come le leucemie e i linfomi) e malattie autoimmuni. Deve prestare attenzione chi assume anti- coagulanti, farmaci per l’epilessia o il diabete, oppure chi è iperteso. La melatonina non deve essere somministrata a donne che hanno intenzione di avere figli, sono già incinte o stanno allattando, perché può avere effetto sugli ormoni sessuali. Come al solito, prima di assumere melatonina è bene rivolgersi al proprio medico.
- http://gianlucapazzaglia.com/blog/blog/28/gianluca-pazzaglia
- creato il 2014-04-11 17:23:14 +0200 modificato il 2014-04-11 17:23:14 +0200 da: La melatonina

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