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Perchè invecchiamo

Nessuno pensa di bloccare un processo fisiologico come quello dell'invecchiamento, cosa peraltro impossibile, né si propugna un approccio estetico della questione fatto di "punturine" o interventi chirurgici.

D'altra parte è esperienza comune che ci sono persone che invecchiano meglio di altre e più in salute. L’obiettivo è proprio questo, modulare il processo di invecchiamento ai fini di un invecchiamento "di qualità" con una migliore forma psico-fisica e meno malattie.

L’infiammazione

A questo punto diventa determinante comprendere perché invecchiamo. Il più potente meccanismo di invecchiamento è l’infiammazione. L’infiammazione è un meccanismo che ci difende dalle aggressioni, siano esse batteriche, fisiche come ad esempio il calore, chimiche, ecc.

Già Celso medico dell'Antica Roma aveva codificato i segni clinici dell'infiammazione quali dolore,rossore,gonfiore e calore esattamente quelle manifestazioni che avvengono nel caso in cui una spina ci entra in un dito o ci viene il mal di gola manifestazioni che sono espressione delle difese corporee e che hanno come scopo finale l'allontanamento dell'aggressore. Ecco perché non sempre è cosa buona assumere anti-infiammatori perché in questo modo deprimiamo le nostre difese innate.

Tuttavia l’infiammazione è un’arma a doppio taglio. Nata come meccanismo di difesa autolimitantesi nel momento in cui appunto veniva rimosso l’agente patogeno,oggi viene tenuta sotto perenne attivazione da stimoli di entità magari inferiore ma costante.

Agenti aggressivi di varia natura quali un’alimentazione incongrua, troppa o troppo poca attività fisica, stress mentali continui tipici della vita moderna sono tutti fattori in grado di attivare perennemente la risposta infiammatoria magari con evidenza sintomatologica molto meno apparente ed in alcuni casi addirittura nulla, ma non meno pericolosa.

Questo tipo di infiammazione, definita silente, è in grado infatti di aumentare l’incidenza dei tumori, degli infarti e delle malattie in genere con ciò spiegando come l’uso di piccole quantità di anti-infiammatori su base continuativa possano ridurre il rischio di insorgenza di quelle patologie, non senza però possibili effetti collaterali.

Tutti gli agenti che scatenano l’infiammazione agiscono attraverso l’ossidazione (in pratica la produzione dei famosi radicali liberi), la metilazione (per lo più nel senso di una sua riduzione con ciò incrementandosi i livelli plasmatici di omocisteina una sostanza ben più dannosa del colesterolo nella genesi dell’infarto miocardico) e la glicazione (il consumo eccessivo di carboidrati ad alto indice glicemico,cioè di carboidrati che vengono dal corpo rapidamente assorbiti).

Questi processi scatenano l’infiammazione (silente) che impiega per estrinsecarsi tre gruppi di sostanze: quelle preformate come istamina e serotonina (tipiche delle allergie), quelle che richiedono un pò più di tempo per essere prodotte come gli eicosanoidi (prostaglandine,leucotrieni e trombossani) metaboliti degli acidi grassi (esistono eicosanoidi “cattivi” infiammatori che derivano dagli acidi grassi ?-6 presenti nei cibi di derivazione animale o negli olii vegetali-comunque una certa quantità di questi eicosanoidi è necessaria mentre è l’eccesso ad essere patogeno-e quelli “buoni” che derivano dagli acidi grassi del pesce e delle noci i famosi ?-3) e quelli che richiedono ancora più tempo per essere prodotte come le citochine sostanze prodotte dalle cellule immunitarie (anche qui esistono citochine infiammatorie ed anti-infiammatorie).

Gli ormoni, un potente meccanismo di controllo dell’infiammazione

La regolazione della produzione di tutte queste sostanze è sotto il controllo ormonale, per cui gli ormoni sono un potente meccanismo di controllo dell’infiammazione, dell’invecchiamento e della comparsa delle malattie. La modulazione ormonale rappresenta quindi un potente mezzo terapeutico contro le malattie (piuttosto di ricorrere sempre ai farmaci anti-qualcosa) ed ancor più preventivo.

Col passare degli anni la produzione ormonale cala in ciò accelerata da stili di vita scorretti, dall’aggressione ambientale o da un assetto genetico sfavorevole. Riducendosi la produzione ormonale si riducono le comunicazioni tra i vari organi, deputate appunto agli ormoni, si accelera il processo infiammatorio e dunque l’invecchiamento e la probabilità di sviluppare malattie.

Non a caso nelle persone giovani dove la produzione ormonale è più vigorosa la probabilità di malattia è più bassa, anche se negli ultimi anni qualcosa sta putroppo cambiando anche in quel senso. La strategia terapeutica che ne consegue non consiste dunque più nell’andare contro qualcosa,anti-qualcosa, ma nel cercare di ripristinare i livelli ormonali giovanili. Esattamente ciò di cui si parla nei due libri di Thierry Hertoghe e Margherita Enrico “La dieta ormonale” e “Gli ormoni della felicità”.

In sintesi il programma prevede di ottimizzare la dieta in base alle specifiche carenze ormonali individuali (alcuni cibi stimolano la produzione di alcuni ormoni e ne riducono la produzione di altri),allo stesso modo l’attività fisica, si promuovono tecniche di disintossicazione corporea che rimuovono il blocco di alcuni enzimi deputati alla sintesi ormonali, tecniche di rilassamento e soprattutto le terapie “ormonali”. Queste ultime possono essere di stimolazione oppure di correzione. Nel primo caso si usano opportune sostanze, ad esempio fitofarmaci o micronutrienti, col compito di stimolare le residue funzioni ghiandolari qualora ci siano ancora, mentre le seconde vengono spesso confuse con le terapie ormonali sostitutive (che non esistono solo per il trattamento della menopausa ma anche dell’andropausa, della tireopausa,ecc).

Tuttavia tra le terapie ormonali correttive e quelle sostitutive comunemente intese esistono numerose differenze:

  1. una terapia sostitutiva fornisce una quantità di ormone pari a quella giornalmente prodotta dalla ghiandola endocrina oggetto della sostituzione; la terapia correttiva fornisce quella quota percentuale di ormone che nel passaggio dall’età giovanile alle età successive la ghiandola endocrina in oggetto ha smesso di produrre;
  2. vanno reintegrati tutti gli ormoni mancanti per ricrearne la sinfonia e non solamente uno o due come di solito avviene perchè in questo caso farebbero sentire troppo forte la loro voce all’interno dell’orchestra con possibilità di squilibri;
  3. vanno reintegrate le quote minime efficaci monitorizzandole con opportuni esami di laboratorio;
  4. per fare questo le formulazioni farmaceutiche devono essere modulabili e non fisse nelle quantità;
  5. vanno somministrati attraverso le opportune vie di somministrazione (alcuni ormoni errando la via di somministrazione possono diventare pericolosi);
  6. secondo le opportune tempistiche giornaliere: alcuni al mattino, altri la sera;
  7. e soprattutto vanno somministrati ormoni “umani” cioè con formula chimica identica a quella degli ormoni prodotti dal corpo umano, cosa che raramente avviene: ad esempio assieme agli estrogeni si usano progestinici quando il corpo produce progesterone!

In conclusione il programma prevede:

  • dieta prescritta su base ormonale
  • attività fisica prescritta su base ormonale
  • disintossicazione
  • tecniche di rilassamento
  • tecniche di stimolazione ormonale (fitofarmaci,micronutrienti,omeopatici,ecc)
  • terapia di correzione ormonale.

La valutazione del personale assetto ormonale si fonda sulla visita clinica, sull’uso di strumenti di diagnostica e sull’esecuzione di indagini di laboratorio ormonali sul sangue, sulle urine raccolte per 24 ore (con questo test ad esempio gli ormoni tiroidei vengono valutati in maniera molto più attendibile rispetto ai dosaggi plasmatici) ed eventualmente sulla saliva (per valutare le oscillazioni giornaliere nella produzione di alcuni ormoni come il cortisolo).

Questo approccio è risultato vincente nel risolvere le mie problematiche di salute e quello di altre persone, lo spero lo sia anche per voi senza dimenticare però di citare l’ultimo ingrediente, fondamentale nella buona riuscita di una qualsivoglia terapia, che è la perseveranza.

dott. Gianluca Pazzaglia

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