Restare giovani per restare sani
Perché questo titolo?
Perché le recenti acquisizioni in campo medico hanno fatto comprendere come più invecchiamo, soprattutto in termini biologici, e più aumenta la probabilità di ammalarci, per cui restare giovani ci consente di preservarci da innumerevoli malattie, tipiche della società moderna. Per far comprendere attraverso quale percorso sono giunto ad apprendere queste conoscenze, riporto qui di seguito la prefazione che ho scritto per “Gli ormoni della felicità”, il nuovo libro appena pubblicato di Thierry Hertoghe, il più grande esperto mondiale di questo nuovo approccio medico, e di Margherita Enrico giornalista. Il loro precedente best-seller è stato “La dieta ormonale”.
“La mia esistenza è scorsa tranquilla e serena sino alla fine del 1994. Laureato e specializzato da qualche anno, conducevo una vita professionalmente invidiabile: molto tempo dedicato allo studio estensivo della letteratura scientifica, pochi pazienti selezionati e la possibilità di seguire congressi di alto profilo in giro per il mondo.
Questo fino a quel fatidico novembre 1994, quando ricevetti la telefonata in cui mia madre mi comunicava che mio padre, anch’egli medico, si era diagnosticato la tubercolosi. In prima battuta la rassicurai, ma subito dopo mi chiesi se dietro quella malattia non se ne nascondesse una ben più grave. Purtroppo il sospetto si sarebbe confermato appieno: mio padre era stato colpito da un male incurabile e di lì a qualche mese ci avrebbe lasciato.
Di quel periodo ricordo soprattutto l’espressione triste e consapevole di mio padre, e in seguito l’angoscia per la malattia che avrebbe colpito mia madre, distrutta dal dolore. Abituato com’ero alla ricerca accademica, di solito non mi confrontavo tanto con il paziente quanto con la malattia, invece ora potevo toccare con mano l’altra faccia della medicina, quella più "umana".
A questo nuovo approccio si affiancò una svolta obbligata nel lavoro. Non potevo più permettermi il «lusso» della ricerca pura, e quindi dovetti incamminarmi sulla stessa strada scelta da mio padre, ovvero la libera professione. All’improvviso la mia vita venne assorbita totalmente dal lavoro, sette giorni su sette, spesso fino a mezzanotte. Senza considerare l’impatto emotivo di trattare a tu per tu con pazienti malate di cancro al seno, quando prima studiavo solo astratti "casi clinici".
Ovviamente, dedicando tutto il mio tempo al lavoro cessai di fare attività fisica, e in più cominciai a nutrirmi di cibi spazzatura tanto per motivi di tempo quanto per placare le mie ansie. Le conseguenze di questi comportamenti non tardarono ad arrivare: ingrassai vertiginosamente oltre i 120 chili, l’umore prese a oscillare tra scatti d’ira e momenti di depressione ed esaurimento, la notte era caratterizzata da sonni agitati, con profonde sudorazioni che mi costringevano ad alzarmi per cambiare gli indumenti, e al mattino mi svegliavo assonnato e intontito. Non certo la condizione ideale per affrontare le mie impossibili giornate di lavoro.
Oltretutto, cominciarono anche a comparire frequenti mal di gola e raffreddori che curavo sbrigativamente con antibiotici finché nell’aprile del 1996, all’ennesima faringite sottovalutata, si manifestò una tosse violenta e continua che mi avrebbe lasciato solo dieci anni dopo! Allo stesso tempo iniziarono a fiorire sulle mie mani delle piccole vescicole sanguinanti che gradualmente si sarebbero talmente diffuse da obbligarmi a lavorare coi guanti. Da ultimi si presentarono i disturbi intestinali, con una colite che non rispondeva a nessun trattamento e che mi poteva anche tenere sveglio tutta la notte.
Preoccupato soprattutto per la tosse, consultai una serie di specialisti che mi sottoposero a infinite indagini, per dirmi alla fine che non avevo nulla e liquidarmi con una terapia cortisonica. Effettivamente in quel modo la tosse scompariva, ma solo al costo di un edema diffuso e di una sensazione di malessere generale che mi spinse a interrompere il trattamento.
Il caso volle che un’estate l’edicolante della località marina dove trascorrevo le vacanze, una signora di aperte vedute e molto informata, mi consigliasse alcuni libri sulle terapie alternative. Rammento ancora il primo volume che acquistai: trattava di digiunoterapia. Fu una folgorazione, non per la pratica del digiuno in sé, quanto per l’approccio centrato sul malato anziché sulla malattia. Nei giorni successivi acquistai tutti i saggi che trovai sulle medicine complementari, e una volta tornato in città proseguii le mie ricerche attraverso una microscopica libreria specializzata in quel settore.
Da allora per anni ogni sabato andai ad acquistare decine di testi, che subito divoravo alla ricerca di una soluzione ai miei problemi. Provai di tutto, imparando gradualmente e sulla mia pelle a riconoscere il buono e il cattivo di ogni terapia. Per esempio, grazie all’omeopatia, che ai tempi dei miei studi universitari avevo presuntuosamente e aprioristicamente rifiutato, risolsi il problema delle ulcerazioni sulle mani. Tuttavia rimanevano ancora gli altri disturbi, dall’obesità alla colite. Provai diverse diete, ma dopo mesi passati a pesare ogni singolo ingrediente e a bere improbabili intrugli ero ancora più demoralizzato.
Per fortuna, finalmente incominciai a vedere i primi risultati con la dieta a Zona di Barry Sears, e avendo più energie ricominciai a fare un po’ di attività fisica. Piano piano ripresi in mano le redini della mia vita, motivato dai progressi lenti ma costanti che vedevo ogni giorno. Imparai a ritagliarmi uno spazio da dedicare alla corsa ogni mattina, e questo mi regalò un’energia che mi permise di accorciare gli orari di lavoro. Riuscii così a concedermi anche più tempo libero per riposare, e quindi per organizzarmi ancora meglio.
Piano piano reimpostai poi anche i pasti, non più frenetici e disordinati, ma c’era ancora molto da fare.
Intanto continuavo con le mie letture. Nel 2003 acquistai, in modo assolutamente casuale, The hormonal solution di Thierry Hertoghe, e subito compresi che si trattava di qualcosa di estremamente innovativo. Certo, di ipotesi scientifiche o presunte tali in tredici anni di frequentazione delle medicine complementari ne ho sentite tante, a volte anche affascinanti ma troppo spesso basate su intuizioni di singoli, senza alcun supporto scientifico. E troppo spesso, purtroppo, anche senza efficacia.
Il dottor Hertoghe, al contrario, portava una quantità impressionante di studi scientifici a sostegno della sua tesi e del suo modo rivoluzionario di interpretare i dati. L’assunto di Hertoghe è che ci ammaliamo quanto più invecchiamo e invecchiamo perché a poco a poco le nostre ghiandole endocrine producono sempre minori quantità di ormoni. Valeva la pena di fare qualche approfondimento, così alla prima occasione, nell’ottobre 2004, andai a Catania per partecipare a un congresso medico in cui c’era l’endocrinologo belga come relatore. Fu un colpo di fulmine, un po’ per il suo approccio alla salute come equilibrio endocrino, un po’ per l’eloquio appassionato e persuasivo. Così, qualche mese dopo fu la volta del Congresso mondiale di anti-aging organizzato a Montecarlo, e poi Bruxelles, Parigi, Praga, Atene...
A poco a poco sono diventato sempre più competente in questo metodo centrato sulla salute ormonale, e l’ho potuto utilizzare per fare una “vera” prevenzione del cancro al seno, nonché per migliorare la mia stessa condizione fisica. Sfruttando le informazioni fornite da Hertoghe sulla nutrizione corretta, sulla stimolazione ormonale attraverso il cibo, sull’attività fisica, sull’integrazione ed eventualmente sulle terapie sostitutive ho risolto i miei atavici problemi.
Nel frattempo, da uditore sono passato a fare il relatore in corsi e conferenze per diffondere il metodo della dieta ormonale. In una di queste occasioni Thierry mi ha presentato la giornalista italiana con cui aveva scritto La dieta ormonale, Margherita Enrico. Siamo rimasti tutto il pomeriggio a parlare degli argomenti più disparati, medici e non, e da quel momento non abbiamo più smesso di farlo. Margherita è una persona fantastica, colta, intelligente, rispettosa e brillante nella sua professione. La sua più grande qualità è quella di trasmettere il difficile con parole piane, abbattendo l’ostacolo di quel “medichese” che troppo spesso intralcia i rapporti tra medico e paziente. Oltretutto, non si limita a tradurre il nostro linguaggio, ma vi aggiunge le sue acute intuizioni per rendere comprensibili e accattivanti anche quelle che altrimenti sarebbero astruse cognizioni scientifiche.
Cosa posso aggiungere ancora?
La collaborazione tra Thierry e Margherita è vincente, come si è potuto constatare con il successo del loro precedente saggio e con il sempre crescente interesse che sta riscuotendo l’approccio ormonale anche in ambito italiano., A me non resta che augurare loro di riuscire a diffondere il più possibile un metodo che mi ha ridato la salute, la fiducia e la gioia di vivere, come spero faccia con voi”.
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