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Le proprietà antitumorali del tè verde
Sia il tè verde sia quello nero sono ottenuti dalle foglie di un’unica pianta, la Camellia sinensis. Differiscono però per il tipo di lavorazione che subiscono: quelle destinate a ottenere il tè nero sono fatte fermentare o, più precisamente, sottoposte a ossidazione. Gli elementi antiossidanti del tè, quindi, scompaiono dopo il processo di elaborazione. Le foglie destinate a ricavare il tè verde, invece, vengono bloccate immediatamente nella fermentazione tramite appassimento  a calore, evitando così che possano avviare la fase ossidativa; sono poi lavorate in vari modi e, da ultimo, essiccate. Per questo rimangono verdi e l’infuso ha un colore chiaro e un sapore tipicamente amarognolo.
Il tè nero che troviamo oggi in commercio proviene principalmente da piantagioni in Africa, India, Sri Lanka e Indonesia, mentre quello verde viene importato dai Paesi orientali come il Giappone e la Cina. Iniziano a diffondersi in Italia anche prodotti più ricercati, come il tè bianco, il più raro, pregiato e costoso: in questo caso, le foglie sono semplicemente essiccate, senza passare attraverso ulteriori lavorazioni. Altre varianti, come il tè rosso (oolong) e giallo, sono invece parzialmente fermentate.
Il tè possiede proprietà antitumorali che, proprio a causa del processo di produzione, si possono trovare soprattutto nel tè verde e in quello bianco, ricchi di polifenoli (le catechine), tra i quali il più importante è l’epigallocatechingallato (EGCG). In studi di laboratorio, si è rilevato che il tè verde è in grado di inibire i citocromi P450 (come peraltro fa l’aglio), ossia la famiglia di enzimi di fase I, e al contempo di stimolare alcuni enzimi di fase II, combattere i radicali liberi e indurre l’apoptosi. In più, ha la capacità di impedire l’infiammazione cronica e l’angiogenesi, nonché di frenare l’attività degli enzimi che «sciolgono» il tessuto connettivale di sostegno dei vari organi, limitando l’infiltrazione delle cellule tumorali nei tessuti sani e la loro metastatizzazione.
Sono positivi anche i risultati delle ricerche effettuate su animali.
In uno studio del 2003 (Sato e Matsushima), i ratti preventivamente nutriti con tè verde non hanno sviluppato tumori alla vescica indotti dalla somministrazione di nitrosamine (cancerogeni). In un altro del 2006 (Siddiqui), si è riscontrato il rallentamento della crescita di tumori prostatici trapiantati in topi atimici (cioè privi del timo, la sede della maturazione dei linfociti T antitumorali, e dunque senza difese immunitarie). I medesimi risultati sono stati riportati da uno studio del 2004 (Liao) per i tumori  polmonari.  In una ricerca di Orner, nel 2003, sono stati somministrati a topi tè verde, tè bianco oppure  sulindac (un antinfiammatorio non steroideo). Dopo 12 settimane, tutti e tre i gruppi avevano meno lesioni pre-neoplastiche del colon (adenomi) rispetto ai controlli. Il tè, quindi, ha dimostrato la stessa efficacia del sulindac. Somministrando tè bianco insieme con sulindac, l’effetto era ancora maggiore.
Per quanto riguarda l’uomo, in una review del 1998, Bushman ha concluso che il consumo di tè verde era inversamente correlato allo sviluppo di varie neoplasie. Nel 1997, uno studio (Imai, Suga, Nakachi) condotto  per 9 anni su 8.552 persone ultraquarantenni, durante  il quale sono morti  di tumore  153 uomini  e 109 donne, ha fatto emergere che i soggetti che consumavano più tè verde erano vissuti più a lungo (3,6 anni per gli uomini e 7,8 anni per le donne) e avevano registrato un’età di insorgenza del tumore più tardiva (3 anni per gli uomini e 8,7 per le donne). Inoltre le donne avevano in generale un rischio più basso di sviluppare tumori a polmone, colon e fegato, a causa del più alto consumo di tabacco tra gli uomini. In un altro studio del 2001 (Nagano), sono state seguite 58.540 persone per 15 anni, senza trovare una correlazione con l’incidenza di tumore (è bene notare, però, che il consumo di tè verde era la metà rispetto agli studi sopra citati). Uno studio del
2001 (Tsubono) attesta che il tè non sembra in grado di ridurre il rischio di neoplasie gastriche. Sempre nel 2001, Inoue e altri hanno reso noti i risultati di una ricerca che ha seguito per 9 anni 1.160 donne operate di tumore al seno: quelle che consumavano più tè verde presentavano una riduzione del 31 per cento del rischio di sviluppare una recidiva (più precisamente, la riduzione era pari al 57 per cento per i soggetti allo stadio I, con valori meno significa- tivi in caso di stadio II e nessun effetto negli stadi più avanzati). Tre anni dopo, un altro studio (Suzuki) non ha riscontrato  alcuna diminuzione del rischio bevendo tè verde.
Una ricerca di Li del 1999 avrebbe dimostrato che in 64 pazienti affetti da leucoplachia  orale (lesione pre-cancerosa) indotta  dal fumo, la somministrazione di capsule contenenti  polifenoli del tè verde, associata all'applicazione locale (topica)  di una miscela di tè, avrebbe ridotto del 33 per cento le lesioni, contro il 10 per cento nei casi in cui era stato assunto un placebo.
I dati contrastanti possono essere in parte spiegati dal fatto che la quantità  di polifenoli presenti  nel tè verde dipende  dal suolo di coltivazione, dall’area geografica di provenienza, dal processo produttivo e infine dalla modalità con cui è preparata la bevanda.
In studi di laboratorio è stato evidenziato che il tè verde aumenta l’azione antitumorale del chemioterapico doxorubicina e protegge i tessuti sani. Berne troppo, però, può scatenare i tipici effetti collaterali dell’eccesso di caffeina: difficoltà a dormire, minzione frequente, nausea, palpitazioni, attacchi d’ansia. Non solo: i polifenoli possono legare i nutrienti, rendendo  più difficile l’assorbimento del ferro o di alcuni farmaci.
 
http://gianlucapazzaglia.com/blog/blog/21/le-propriet-antitumorali-del-t-verde
creato il 2014-01-08 11:43:37 +0100 modificato il 2014-01-08 11:43:46 +0100 da: Gianluca Pazzaglia
dott. Gianluca Pazzaglia

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