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La Sindrome dell'intestino irritabile(IBS Irritable Bowel Syndrome)

QUANDO LA DIETA E’SBAGLIATA I FARMACI SONO INEFFICACI; QUANDO LA DIETA E’CORRETTA I FARMACI SONO INUTILI

(Proverbio Ayurvedico)

Da oltre 20 anni faccio il medico e le domande che più frequentemente mi vengono poste riguardano l’alimentazione.

Questa curiosità è dovuta a tre fattori: comprendere quanto il cibo possa essere causa dei nostri malanni, quindi a scopo puramente preventivo, per ridurre il sovrappeso oppure infine per la presenza di disturbi all’apparato gastro-intestinale. Quanti di noi hanno acidità allo stomaco? Quanti reflusso gastro-esofageo? E quanti gonfiore addominale oppure costipazione oppure diarrea? Tantissimi, è la risposta. Io sono uno di loro e mi trovo a scrivere di questo argomento proprio in quanto ne ho ampiamente sofferto negli anni. Anzi sono fermamente convinto, come anche si comprenderà proseguendo nella lettura, che alla base di una infinità di disturbi non direttamente riconducibili all’apparato gastro-intestinale ci sia proprio un sistema digestivo non in ordine. Lo dicevano i vecchi medici. Non ci credevo. Oggi mi sono arreso all’evidenza.

 

Nella genesi della IBS e della SIBO (che sono all’incirca la stessa cosa) sono coinvolti i carboidrati non digeriti ed assorbiti, mentre nella genesi del morbo celiaco sono coinvolte le proteine (il glutine per la precisione).

Cominciamo con la cosiddetta “Sindrome dell’intestino irritabile”. A suo carico se ne sono dette di tutti i colori: che era dovuta ad un disordine della motilità intestinale, oppure ad una incongrua interazione cervello-intestino (una forma di patologia psicosomatica), oppure ancora ad una infiammazione cronica, alla sovracrescita del fungo Candida albicans, alle allergie o alle intolleranze alimentari, e così via. Nel 1998 il dr. John Hunter pubblicò una ricerca che collegava la sindrome dell’intestino irritabile ad una eccessiva crescita dei batteri intestinali. Attraverso la misurazione del gas intestinale scopri che chi ne era affetto ne produceva una maggiore quantità. Ciò ne avrebbe potuto spiegare la sintomatologia. Non solo. Infezioni gastrointestinali o l’uso di antibiotici, squilibrando la flora intestinale, erano spesso antecedenti l’insorgenza della sindrome. Il dr. Mark Pimentel la chiamò SIBO (Small Intestinal Bacterial Overgrowth cioè sovracrescita batterica nel piccolo intestino) e scoprì che il 78% delle persone affette da sindrome del colon irritabile erano affette anche da SIBO e che dando loro antibiotici specifici registravano un miglioramento della sintomatologia. Le specie batteriche riscontrate nella SIBO erano quelle che tipicamente colonizzano il piccolo intestino, solamente molto più numerose, ma anche specie di pertinenza del grosso intestino che qui erano migrate. Questa duplice combinazione batterica è in grado di produrre sostanze nocive che a loro volta danneggiano la parete intestinale infiammandola. Ma cosa ha determinato la eccessiva crescita batterica? La risposta risiede nella ridotta capacità a metabolizzare alcuni carboidrati che fungono così da pasto per i batteri. Cosa a sua volta ha creato questa condizione? Probabilmente lo stress che inducendo una sorta di immunodepressione ha favorito lo sviluppo batterico oppure danneggiando la parete intestinale l’ha depleta degli enzimi necessari alla digestione dei carboidrati. Sta di fatto che una volta instauratasi questa condizione non fa altro che autoperpetuarsi: i carboidrati indigeriti nutrono i batteri le cui tossine infiammano l’intestino le cui cellule diventano ancora meno capaci di produrre gli enzimi necessari alla digestione dei carboidrati.

DIAGNOSI

Il test più attendibile è quello di prendere un campione di flora batterica intestinale e coltivarla in laboratorio. Ma è anche il test più invasivo e laborioso.

Il dr. Pimentel sviluppò un test ingegnoso. Il corpo umano non produce idrogeno, per cui qualora se ne trovi in un campione biologico è di sicura provenienza batterica. Dopo una notte di digiuno viene somministrata una soluzione dello zucchero lattulosio e successivamente ogni 15 minuti per 3 ore consecutive vengono presi campioni del respiro del soggetto alla ricerca di idrogeno. Le persone non affette da SIBO hanno un picco di idrogeno dopo 2 ore quando il lattulosio è giunto nel grosso intestino dove viene normalmente fermentato. Quelle affette da SIBO invece presentano un picco di idrogeno dopo circa 90 minuti ad indicare un’anomala fermentazione del lattulosio nel piccolo intestino. Al posto del lattulosio possono poi essere impiegati carboidrati specifici, come fruttosio, lattosio o amido, per andare a ricercare ancora una volta il picco precoce di idrogeno indicativo di non digestione dello specifico carboidrato e quindi di non assorbimento, con sua successiva fermentazione nel piccolo intestino indicativa di SIBO. Se viceversa lo specifico carboidrato viene propriamente digerito ed assorbito dall’intestino non si ha sviluppo di idrogeno.

http://gianlucapazzaglia.com/blog/blog/15/la-sindrome-intestino-irritabile
creato il 2013-11-25 18:12:18 +0100 modificato il 2013-11-26 18:28:59 +0100 da: Gianluca Pazzaglia
dott. Gianluca Pazzaglia

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